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Su Espoarte Alice Zannoni intervista Stefano Ronci

 

RIMINI | GALLERIA ZAMAGNI | 22 APRILE – 3 GIUGNO 2023

Intervista a STEFANO RONCI di Alice Zannoni

La Galleria Zamagni di Rimini, fino al prossimo 3 giugno, espone i lavori di Stefano Ronci, in una personale curata da Ilaria Bignotti. Il titolo della mostra è Confini e, in una chiacchierata con l’artista, la prima cosa che si premura di definire Stefano Ronci, è proprio il senso della parola “confine” quasi a voler aprire ciò che per natura chiude e quindi delimita l’ambito di pertinenza.

Stefano Ronci, Losanghe, gelatine su plexiglass, 100x85x7 cm, 2023 particolare

Stefano Ronci, Confini, 2023, neon e cartello per la toponomastica, 240×88 cm

Stefano, perché avete scelto di inquadrare la mostra con il titolo Confini?
Una esposizione sull’idea di confine ha certamente qualcosa di pretenzioso. Potrebbe persino risultare puerile. Ma mi sembrava l’unica in grado di raccogliere in modo esaustivo le diverse anime della mia ricerca. Quello di “confine” è inoltre un concetto che, per chi abita come me sul mare, da sempre occupa un ruolo fondamentale. Direi quindi che esprime bene le mie origini e gli sviluppi della mia ricerca.

Stefano Ronci, Paesaggio piatto, 2022, tecnica mista su tela, 160×128 cm


Assolto il senso puramente geografico che, oltre ad essere il più scontato, in questo momento storico assume un significato politico che certamente non è il perno della tua poetica, come declini le diverse prospettive metaforiche del termine “confine” con i tuoi diversi lavori presenti in mostra?
Per fare qualche esempio posso dire che se guardiamo a lavori come le Mappe certamente si trovano riferimenti all’idea di terre, forse isole circondate da un oro che le proietta in uno spazio spirituale e immaginario. Terre i cui nomi casuali e senza senso vogliono sfuggire all’idea di farsi definire o ingabbiare.
In altri, come nei Paesaggi piatti la soglia cercata è un equilibrio fragile fra l’osservatore che si riflette e la superficie lucida della resina, fra il paesaggio sulla tela e il mondo che riflette, fra il cielo e la terra, fra figura e astrazione a proposito, chi come me è nato sull’Adriatico ed ha navigato in mare sa benissimo che la linea dell’orizzonte e il confine fra cielo e mare sono elementi astratti e mutevoli, difficilmente definibili.
Nei Paesaggi molli il confine cercato è quello fra pittura e scultura.
Nell’opera Losanghe la disposizione geometrica regolare e ripetitiva contrasta con gli effetti di luce che si creano a causa della trasparenza delle gelatine colorate. Uno strabordare mutevole oltre i confini preordinati… In ogni lavoro, e potrei citarne altri, l’idea di confine entra in una relazione dinamica e mutevole con le opere lasciandoci un senso di indefinito.

Stefano Ronci, Paesaggio molle, 2022, tecnica mista su tela, 75x47x13 cm

La tua cifra stilistica è anche l’uso di mezzi di produzione estremamente diversi, infatti è sorprendente quanto la materia sia usata in modo del tutto autonomo. Si tratta del gusto di sperimentare, oppure in questa ricerca senza “con-fine” hai trovato la chiave della tua poetica?
Penso che siano valide entrambe le cose. Se da una parte la materia mi affascina per la sua capacità di proiettarmi in uno spazio di volta in volta da esplorare, dall’altra credo che dietro a quella fascinazione ci sia l’interesse a non porsi limiti; e qui torno al mare… A quell’idea di “oltre” che da sempre rilascia.

Stefano Ronci, Costituzione cromatica, 2022, libro e aerografo, 58x42x13 cm

Ilaria Bignotti, nel testo di presentazione critica, fa riferimento a Alighero Boetti e Luigi Ghirri per indicare un certo senso errante nei tuoi lavori. Quindi si potrebbe etichettarti un esploratore, ma di cosa? Materia e colore sono la tua “road map in divenire”. Cos’è per te ricerca?
Ricerca è accudire e far crescere un’idea o una suggestione, ma dovendo reinventare di volta in volta la ricetta. Mi piace esplorare delle possibilità.

Veduta della mostra Stefano Ronci. Confini, courtesy Galleria Zamagni Arte, Rimini

Per definire un confine, e anche per spostarlo o smontarne il senso, bisogna avere ben chiaro quale sia il contenuto dello stesso. Da dove parti con le tue opere? Inoltre: sai dove vuoi arrivare oppure per te la creatività o l’espressività è una, passami la parola, battaglia continua sul quel filo labile che chiami confine?
A volte parto da un concetto, seppur sfuocato, e cerco “la materia” in grado di esprimerlo. In questo caso attraverso le varie fasi del lavoro metto a fuoco il concetto iniziale. Altre volte la partenza è una suggestione “estetica” o una materia, e qui il percorso è più lungo e tortuoso. Mi ci vuole più tempo per depositare la suggestione “materiale” e farla entrare in una relazione più profonda con me.
Mi sento comunque di dire che in entrambi i casi è più una battaglia sul “confine”, anzi sui “confini”.
Senza prendermi troppo sul serio mi piace l’idea dell’“eroe multiforme” di omerica memoria che indaga il confine “oltre” per comprendere… Ma ancora non saprei dirti però che cosa (ride, ndr).

Veduta della mostra Stefano Ronci. Confini, courtesy Galleria Zamagni Arte, Rimini

Stefano Ronci. Confini
A cura di Ilaria Bignotti
Con il patrocinio del Comune di Rimini

22 aprile – 3 giugno 2023

ZAMAGNI Galleria d’arte
via Dante Alighieri n. 29-31, Rimini (RN)

Orari: dal lunedì al sabato, ore 9 – 13 e 16 – 20. Domenica su appuntamento

Info: +39 335 7016352 – +39 0541 14 14 404
info@zamagniarte.it
www.zamagniarte.it