Inaugura sabato 23 aprile 2022 “Il mondo alla rovescia” personale di Fabrizio Berti.
Rimini – Negli spazi della Galleria d’Arte Zamagni il 23 aprile apre al pubblico
la mostra di Fabrizio Berti, “Il mondo alla rovescia”, a cura di Alice Zannoni.
L’artista trentino espone il nuovo ciclo di lavori fedele al suo personale stile che lo contraddistingue nel panorama degli artisti emergenti. L’evoluzione pittorica, che parte dal tema ritratto con cui Berti si è fatto conoscere, si sviluppa coinvolgendo nella narrazione scenari e ambientazioni che collocano i protagonisti in uno spazio che arricchisce la poetica definendo un’ulteriore interpretazione ai fatti e alle icone della storia.
Il titolo della mostra “Il mondo alla rovescia” qualifica una modalità di lettura delle opere.
“Il tema di un mondo contro-natura che celebra la gioia di fronte al trionfo delle differenze è la chiave per cogliere il senso profondo del ciclo di lavori di Fabrizio Berti: la sua rivoluzione sta, infatti, nel rendere concreto e manifesto, data la semplicità del linguaggio estetico, il cambiamento codificando fatti storici, leggende, fumetti, scene di film e famose opere d’arte, divenute icone del nostro tempo, con lo stesso rapporto satirico con cui le stampe del mondo alla rovescia di epoca moderna si servivano dei modelli della pittura mitologica per criticare i costumi del tempo” (estratto dal testo critico di Alice Zannoni).
Le opere di Berti esposte alla Galleria Zamagni di Rimini sono il racconto entusiasmante di un percorso creativo bizzarro e irriverente caratterizzato dalla semplificazione lineare dei soggetti che, già icone e simboli, divengono, con la scelta stilistica dell’uso di colori vivaci stesi con campiture piatte e delimitati da un contorno nero dal tratto grafico, la metafora di un auspicato o immaginato processo di rinnovamento.
Dove: Galleria Zamagni – Via Dante Alighieri 29/31 Rimini
Quando: da sabato 23 aprile 2022 a sabato 28 maggio 2022
Vernice: sabato 23 aprile dalle ore 18.00
Ingresso libero.
Curatrice della mostra: Alice Zannoni
È disponibile il catalogo
Orari: dal lunedì al sabato dalle 9 alle 12.45 e dalle 16 alle 19.45.
Contatti: 335.7016352 – www.zamagniarte.it
Il mondo alla rovescia di Fabrizio Berti
Testo di Alice Zannoni
Tra il Cinquecento e l’Ottocento nella cultura occidentale prende vigore un tema iconografico chiamato “il mondo alla rovescia”; i soggetti, realizzati soprattutto con la tecnica dell’incisione, godono di una particolare attenzione popolare, non solo perché il mezzo della stampa consente la rapida diffusione delle immagini, ma soprattutto perché ad essere protagoniste della rappresentazione sono scene in cui l’ordine precostituito, che il popolo stesso subisce, viene ribaltato. Nelle pubblicazioni si invertono i ruoli sociali (il povero fa l’elemosina al ricco), gli schieramenti di genere si capovolgono (la donna imbraccia le armi e difende il castello, mentre il cavaliere usa il fuso) e le gerarchie, emblematizzate soprattutto nel regno animale, vengono stravolte a favore dei più deboli (il bue lavora dal macellaio, il somaro guida il carro, la lepre cattura il cacciatore, la pecora tosa il pastore). La caratteristica principale di queste raffigurazioni è l’irriverenza, la celebrazione dell’estetica del licenzioso e, tra folclore e tradizione popolare, la nascita della cultura del sarcasmo, che apparentemente è una forma di ironia, ma in realtà, come indica l’etimologia “lacerare le carni”, è una figura retorica amara e pungente, volta allo schernire nella direzione del disprezzo e che proprio nella costruzione ilare del paradosso anticipa il cambiamento sociale.
Tutte le scene, sebbene siano frutto di un’inversione di senso mossa dalla fantasia, prendono spunto dalla realtà e la dissimulazione della natura ha lo scopo di deridere la minaccia in modo che essa possa essere prima resa innocua e poi abbattuta. Il mondo alla rovescia infatti celebra l’instaurazione della non-norma mettendo in scena, con l’effetto di spaesamento e di trasgressione bizzarra, l’aspirazione a rifare il mondo con un nuovo e migliore ordinamento, modalità operativa che spesso nel rovesciamento delle forze di potere ha prefigurato la rivoluzione.
Le opere di Fabrizio Berti possono essere considerate il corrispettivo contemporaneo delle rappresentazioni del mondo alla rovescia e le sue interpretazioni diventano la metafora di un auspicato o immaginato processo di rinnovamento. Il nesso non si trova solo nello sviluppo narrativo di scene assurde che portano con sé il sorriso provocato dalla gioia di vedere infranto un mondo che si pensava non potesse cambiare mai, ma è presente anche e soprattutto nella percezione positiva dell’alterità. Il tema di un mondo contro-natura che celebra la gioia di fronte al trionfo delle differenze è la chiave per cogliere il senso profondo del ciclo di lavori di Fabrizio Berti: la sua rivoluzione sta, infatti, nel rendere concreto e manifesto, data la semplicità del linguaggio estetico, il cambiamento codificando fatti storici, leggende, fumetti, scene di film e famose opere d’arte, divenute icone del nostro tempo, con lo stesso rapporto satirico con cui le stampe del mondo alla rovescia di epoca moderna si servivano dei modelli della pittura mitologica per criticare i costumi del tempo. Nell’immaginario di Berti la figura dell’eroe (sia esso una persona esistita come Marilyn Monroe, un personaggio frutto della fantasia come Diabolik, una statua inanimata come il Cristo Redentore di Rio de Janeiro o un luogo connotato e conosciuto come l’Isola di Pasqua) si confonde con l’antieroe e ha i tratti del comune mortale vittima della minaccia. Una minaccia che spesso nelle opere assume la forma stilizzata di una bocca dentata che si insinua ovunque, espediente visivo che l’artista ha definito in forma pittorica esorcizzando un incubo ricorrente di quando era bambino.
Il dialogo con i modelli più famosi della storia e l’attualizzazione dei soggetti, mescola elementi di utopia con una raffinata critica e le opere divengono emblema della gioia che si prova di fronte al caos ben sapendo che il grottesco cede il passo al tragicomico perché ogni cambiamento implica un’azione intrusiva che solo con la forza può ristabilire equità sociale. Quando ciò che è considerato sacro viene ribaltato in profano si mette in mostra l’erosione dell’integrità della società e il simulacro lascia spazio al disincanto necessario per mettere in moto la trasformazione, per questo nelle opere è presente una sottile dialettica tra una sensazione di festa e un’immagine di violenza o violazione, ma il vero obiettivo non è la messa in scena della brutalità bensì la valorizzazione del collasso dell’ordine, ciò che è indispensabile per la rivoluzione.
I personaggi di Fabrizio Berti hanno sostituito la fisiognomica con un astrazione dei tratti somatici che li rende tutti identici; se fossimo fedeli agli insegnamenti di Johann Caspar Lavater che nel libro “Frammenti di fisiognomica” individua il carattere di una persona leggendone il profilo, o se fossimo rimasti alle teorie del medico Cesare Lombroso secondo cui il volto è rivelatore dell’indole, avremo di fronte a noi opere che celebrano la spersonalizzazione dell’essere, eppure nessuno dei protagonisti dei dipinti ha perso la riconoscibilità, nessuno di loro si può ascrivere come parte indistinta di una massa conformante. L’artista, con la scelta poetica di annullare l’espressività dei soggetti pur non eliminandone la singolarità, trasferisce nella tela un sintomo evidente della società contemporanea: l’identità è un fatto di stile e a farla sono i dettagli, per questo Berti dedica molta attenzione allo studio degli elementi e degli orpelli che costituiscono, come un marchio l’unicità del personaggio definendone il carattere. La bocca dentata, invece, che risponde alla metafisica della maschera dietro alla quale può nascondersi qualsiasi pericolo, non ha bisogno di rispondere al criterio di una caratterizzazione che va oltre la forma stessa di una tagliola perché essa rappresenta una modalità figurativa e psicologica che replica se stessa in ogni situazione e può pertanto essere incarnata in ogni immagine della mente. Le trappole della psiche, del destino e della storia sono complesse, ma la riduzione all’essenziale elaborata dall’artista è parte integrante del processo di analisi per dissipare ogni timore e instaurare un nuovo stato emotivo. La forma espressiva sintetica con i personaggi e i luoghi stilizzati, bidimensionali, chiusi in un’unica linea che contiene colori vividi e piatti, senza sfumature, è la scelta linguistica che, oltre al contenuto, rende le opere pop, nella traduzione anglosassone di “popular”, così come lo sono state le tavole del modo alla rovescia.
Nel capovolgimento di senso presente nelle opere di Berti, con la reinterpretazione di scene e luoghi concreti che fanno parte dell’immaginario collettivo si assiste a una scena atemporale e universale in cui prende corpo l’attesa di una rivoluzione.
Biografia dell’Artista
Fabrizio Berti è nato a Trento il 6 gennaio 1983. Vive e lavora a Torcegno (TN).
Nel 2002 consegue il diploma in “Discipline delle Arti Visive” (Visual Art) presso l’Istituto d’Arte “A. Vittoria” a Trento.
Nel 2007 consegue il diploma in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti “G. B. Cignaroli” a Verona.
Da sempre amante dei fumetti e del linguaggio della Pop-Art da cui trae ispirazione, il suo stile espressivo unico nel suo genere, ha portato le sue opere a far parte di numerose collezioni private.